Come funzionano i reclami al mediatore radiotelevisivo? Per capirlo la CORSI ha raccontato il caso del servizio RSI sulla mobilità nel centro cittadino di Locarno e le sezioni di due partiti politici. Qui vi presentiamo un altro reclamo, quello che ha coinvolto la seconda puntata di Falò dedicata agli esami di maturità effettuati, in un istituto di Napoli, dagli studenti di una scuola privata ticinese, l’Istituto Fogazzaro.
Era finito al centro di un’inchiesta giornalistica, prima, e amministrativa, poi, che ne ha portato, circa due anni dopo (nel 2021), alla chiusura. Stiamo parlando dell’Istituto Fogazzaro a Breganzona (Lugano), scosso dallo scandalo dei “diplomifici”: studenti e studentesse della scuola privata nel luganese ottenevano troppo facilmente – questa l’accusa – presso un liceo di Pomigliano d’Arco, nella periferia di Napoli, un diploma di maturità italiano, che poi poteva essere utilizzato anche per accedere all’insegnamento superiore in Svizzera. Della vicenda ne aveva trattato già nel gennaio 2019 il programma Falò, che era poi tornato ad occuparsene nella puntata del 10 ottobre dello stesso anno. E è proprio contro questa “seconda puntata” dell’inchiesta che l’Istituto ha fatto reclamo al mediatore RSI, avvocato Francesco Galli. Il motivo del reclamo? Il minor spazio riservato dal servizio alla versione dell’Istituto rispetto alla posizione dell’amministrazione cantonale. Ma basta questo perché si possa concludere che un servizio non adempia ai requisiti minimi previsti dalla legge?
Non proprio, secondo quanto si legge nel rapporto del mediatore RSI. Egli ha valutato, anzitutto, che il reportage è stato attento alla versione dell’Istituto fin dall’inizio della puntata, quando infatti il conduttore di Falò ha riferito quanto stabilito dal pretore di Lugano, ovvero che la trasmissione avrebbe potuto essere mandata in onda solo se fosse stato precisato che il Consiglio di Stato aveva concesso all’istituto di tornare a esercitare.
Inoltre, nel reportage si è sottolineato più volte che non era stato possibile raccogliere la presa di posizione dell’istituto scolastico, poiché i rappresentanti si erano rifiutati di rispondere alle domande del giornalista di Falò, il quale aveva, lecitamente, riassunto la posizione delle persone interessate dalla sua inchiesta, facendo capo alla documentazione in suo possesso. Ricordiamo infatti che la libertà redazionale permette di produrre inchieste anche senza il consenso degli interessati, purché il loro punto di vista sia stato adeguatamente considerato. Quindi, proprio per il fatto di aver cercato di raccogliere le dichiarazioni dell’istituto e di aver riassunto, seppure in maniera concisa, la posizione della parte in causa, il servizio è stato ritenuto dal mediatore adempiente i requisiti minimi previsti dalla legge.
Ciononostante, come talvolta avviene, il reclamante, ovvero la scuola ticinese, ha fatto ricorso all’AIRR, che è l’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva. La decisione dell’AIRR non ha ribaltato quanto espresso dal mediatore, concludendo, all’unanimità che il servizio aveva riassunto in modo corretto e chiaro la natura controversa della tematica senza dunque accanirsi contro l’istituto e senza alcuna volontà di influenzare l’opinione del pubblico.
di Valeria Camia