Corrispondente dell’ATS in italiano per il Grigioni, tra i fondatori del Bernina, portale online della Valposchiavo, titolare di un’agenzia di comunicazione e membro del Consiglio regionale della CORSI. Danilo Nussio conosce bene il panorama mediatico e il ruolo della RSI nel Grigionitaliano e ne sottolinea luci e ombre. Una nuova voce si aggiunge quindi alle riflessioni di Franco Milani e Diego Erba, già pubblicate (vedi sotto) in vista del dibattito in programma martedì 23 febbraio .
La visibilità del Grigionitaliano sui media è stata influenzata dalla pandemia dell’ultimo anno?
“Sì, potrei dire che è stata influenzata in positivo, in termini quantitativi: se si guardano i minutaggi riferiti al Grigionitaliano alla RSI non c’è mai stata così tanta attenzione. Su questo aspetto non c’è nulla da dire, mentre altre questioni hanno infastidito di più. Per esempio, l’accordo tra RSI e Canton Ticino per la messa a disposizione di giornalisti allo Stato maggiore cantonale di condotta durante i periodi di crisi. Al di là delle questioni di opportunità, ai grigionesi ha dato fastidio questo rapporto stretto con il Ticino. Che è un problema ricorrente”.
Si possono fare altri esempi?
“Gli esempi non mancano: la Svizzera italiana non è sinonimo di Ticino; la RSI non è ticinese (o grigionese), ma è svizzera; la RSI non è cattolica quindi “funzione religiosa” non deve essere sinonimo di Messa (vista per esempio la minoranza protestante nel Grigioni italiano); "Lo Stato" non è sinonimo di Canton Ticino; Il "nostro Governo” (soprattutto al Telegiornale) non è sinonimo di “Governo del Canton Ticino”. Sembrano dettagli, ma contano”.
Ci sono differenze anche nella visibilità e nello spazio concesso alle diverse valli del Grigionitaliano?
“Si può dire che c’è equilibrio. Secondo me le differenze possono anche starci, ma l’importante è che ci sia una logica dal punto di vista giornalistico, cioè non bisogna realizzare un servizio su Poschiavo solo per motivi politici, l’importante è la qualità. Non è una questione di parità di minutaggi ma di temi”.
In generale, secondo lei quanto e come il servizio pubblico adempie al suo mandato occupandosi di temi quali la tutela della lingua italiana e la valorizzazione delle minoranze?
“Io vedo la situazione come una sorta di matrioska: la RSI e l'italiano sono una minoranza rispetto al resto della Svizzera, mentre il Gigionitaliano è una minoranza rispetto al Ticino. Il Ticino deve fare attenzione a non rivendicare qualcosa a Berna e poi comportarsi nello stesso modo con il Grigionitaliano. Se invece la RSI diventasse davvero la radiotelevisione di tutti gli italofoni in Svizzera questi problemi di riconoscimento non ci sarebbero più. La RSI non deve essere troppo provinciale scimmiottando le radio e le televisioni private con un linguaggio colloquiale di basso livello (penso soprattutto a Rete Uno e Rete Tre), ma deve coltivare la lingua italiana, rivolgendosi a tutti gli italofoni in Svizzera”.
Come risolvere il problema?
“I giornalisti sono bravi e lavorano bene, basterebbe un po’ di formazione per evitare che la RSI venga considerata troppo cantonale e provinciale e che quindi non abbia rilevanza e considerazione a livello nazionale. È un discorso che faccio non per campanilismo ma nell’interesse del futuro della radiotelevisione. Come detto, la RSI deve essere l’emittente degli italofoni in Svizzera, non della Svizzera italiana”.
E per quanto riguarda il Grigionitaliano?
“Si dovrebbero invitare più spesso i grigionesi (molti parlano bene l’italiano) o italofoni del resto della Svizzera ai dibattiti e non fare solo trasmissioni specifiche che creano un effetto di ghetto. Programmi come Grigioni sera non sono la soluzione, perché è come se si facesse una trasmissione per la Leventina o il Sopraceneri. Non ha senso. Abbiamo parecchi temi di interesse comune tra Ticino e Grigioni che potrebbero essere trattati al di là dei confini cantonali. Per esempio c’è una presenza simile, nel bene e nel male, di frontalieri; quindi i problemi e le opportunità sono analoghi (900 su 4.800 abitanti in Valposchiavo, cioè il 16%, 400 su 1600 abitanti in Bregaglia, cioè il 20%; 70'000 su 350'000 in Ticino, cioè il 17%)”.
C’è qualche aspetto che invece reputa positivo nell’atteggiamento della RSI verso il Grigioni di lingua italiana?
“Apprezzo la presenza regolare di temi grigionesi nel Quotidiano, la buona distribuzione degli spazi tra le tre regioni italofone. Più in generale trovo ottima la funzione formativa della radioTV pubblica, la condivisione di servizi, trasmissioni, documentari con le altre emittenti nazionali, la qualità di Rete Due e delle trasmissioni di approfondimento come Falò e Storie”.
Giorgia Reclari Giampà, Segretariato CORSI