Semret è una madre single eritrea che lavora in un ospedale di Zurigo e fa di tutto per dare a sua figlia adolescente Joe una vita migliore. Quando Joe insiste per scoprire di più sulle sue origini, Semret inizialmente si rifiuta di affrontare il suo passato. “Semret” è il film coprodotto dalla RSI, proiettato il 10 agosto in Piazza Grande al Locarno Film Festival ed è il primo lungometraggio di Caterina Mona. La regista ci racconta come è nato il film e quali emozioni sta vivendo in vista della proiezione in Piazza Grande.
Di che cosa parla il film “Semret” e come mai ha voluto raccontare questa storia?
“Il film unisce due temi che mi interessavano molto. Da tempo stavo approfondendo la questione di se e come si possa amare un figlio nato da uno stupro. Poi sono andata a vivere in una cooperativa a Zurigo, vicino a due famiglie eritree. I loro figli andavano a scuola con i miei e grazie alla loro amicizia ho iniziato a conoscere meglio il loro paese, la loro storia e ad interessarmi di più alle atrocità e violenze subite durante la fuga. Tristemente, mi sono resa conto che i due temi potevano essere uniti in una storia. In quegli anni, era il 2015, il Blick aveva portato avanti una campagna molto negativa nei confronti degli eritrei e questo aveva suscitato un certo dibattito in Svizzera. Ho realizzato come nonostante ci siano molte famiglie eritree in Svizzera, pochi li conoscono davvero. Così è nata per me la necessità di fare questo film”.
Che emozione le dà il fatto che il suo film, il suo primo lungometraggio in qualità di regista, sarà proiettato in Piazza Grande?
“Io ho lavorato per tanti anni al festival, per sette edizioni. Sono anche già stata sul palco della Piazza Grande, una sera che mancava una ragazza che doveva portare i fiori..li ho portati io! A parte gli scherzi, sarà molto molto emozionante vedere il mio film proiettato su quello schermo! Sarà una serata molto speciale, è la prima mondiale del film, gli attori e la crew non l’hanno ancora visto. Ma purtroppo sarà anche un momento triste per me, perché mia mamma, Tiziana Mona, che mi ha trasmesso il suo amore per il cinema e per il festival del film di Locarno non ci sarà. Per fortuna sarò circondata dalla mia famiglia, dalle mie amiche e i miei amici che mi daranno la forza per poter lo stesso godere questa serata unica in una vita di una cineasta”.
Come e dove sarà distribuito?
“Uscirà il 25 agosto nelle sale della Svizzera interna e poi a metà settembre in Ticino. Essendo coprodotto dalla RSI passerà anche in TV e il nostro venditore internazionale Pluto Film lavorerà per distribuirlo all’estero e su delle piattaforme di streaming. Questo inoltre è un film che si adatta ad essere inserito nelle serate di discussione con proiezione, cosa che faremo in vari cinema in tutta la Svizzera”.
Il film, prodotto da Cinédokké di Savosa e Cineworx Filmproduktion Basel, è coprodotto anche dalla RSI: secondo lei l’impegno del servizio pubblico radiotelevisivo nel sostegno e nella promozione del cinema svizzero è sufficiente o dovrebbe essere maggiore/diverso?
“Per quanto ci riguarda, la collaborazione con la RSI è stata ottima. Hanno letto il progetto molto presto, è stato subito approvato e ci hanno sostenuti appena hanno potuto. È molto importante andare a chiedere sostegno se si ha già un progetto forte. In generale naturalmente si può sempre fare di più, ma non vorrei fare discorsi di politica del cinema, della quale non mi occupo direttamente”.
Usciamo da due anni di pandemia, il mercato è cambiato, i cinema chiudono e sempre più persone scelgono le piattaforme di streaming per guardare i film. Come sta il settore in Svizzera e quale futuro vede?
“Per quanto mi riguarda non ho vissuto un lungo stop a causa della pandemia. In Svizzera alcune produzioni hanno fatto una pausa di qualche mese durante il primo lockdown, noi in quella fase stavamo chiudendo i finanziamenti. Abbiamo incominciato a girare a fine ottobre 2020 come avevamo previsto, seguendo strettissime misure sanitarie. Non abbiamo avuto nessun caso, anche perché avevamo tre persone addette al “covid” che si occupavano esclusivamente di gestire l’esecuzione delle misure sanitarie su e attorno al set. Per fortuna abbiamo potuto far capo ai fondi messi a disposizione dalla Confederazione. La pandemia quindi non ha rappresentato un grosso problema a livello di produzione. Quello che è cambiato davvero è la fruizione: ho l’impressione che la gente abbia grande voglia di uscire, di vedersi, ma non di andare in una sala a vedere un film che può guardare anche a casa. Cerchiamo di adeguarci e le piattaforme come Play Suisse, Filmingo o Cinefile sono utili e buone alternative, l’importante è che si possa continuare a produrre e distribuire i film”.
Sta già lavorando ad altri progetti?
“Sì, sto già lavorando a un nuovo progetto molto personale e per il momento non vorrei dirne di più. Fino alla fine dell’anno, intanto, monto una bellissima fiction prodotta dalla mia produttrice Michela Pini”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI