Che cos’è “Splash! Una risata ci risveglierà” e come si fa cultura raccontando barzellette? Ce lo spiega Sandra Sain, responsabile produzione di Rete Due, che ha curato la nuova rubrica di e con Ascanio Celestini.
Che cos’è “Splash! Un risata ci risveglierà”?
“Splash è una piccola rubrica andata in onda dal 10 gennaio al 4 febbraio 2022, la mattina alle 8.40 e in replica alle 12.10, un contenuto d’autore originale (ora disponibile in podcast su Play RSI)con cui abbiamo voluto arricchire l’offerta di Rete Due. L’abbiamo affidata ad Ascanio Celestini”.
Come è nata l’idea della trasmissione e la collaborazione con Ascanio Celestini?
“Tutto è nato dalla sorpresa che ho provato quando mi sono trovata tra le mani un libro di Ascanio Celestini intitolato “Barzellette”. Da un lato c’è il Celestini attore, regista, scrittore, una delle voci più importanti del teatro di narrazione in Italia (basti citare il suo spettacolo “Storie di uno scemo di guerra” in cui ha affrontato il tema del conflitto, della liberazione, quelli in cui si è occupato della disumanizzazione del lavoro contemporaneo, ma anche la sua lunga passione per Pasolini cui ha dedicato il suo ultimo lavoro Museo Pasolini), dall’altro lato ci sono le barzellette. La domanda è: che cosa ha portato questo importante uomo di teatro verso queste storielle da osteria spesso volgari, scorrette e prive di ambizioni artistiche? Il suo libro si sviluppa come un romanzo breve, che dichiaratamente vuole andare al di là della risata. Celestini sostiene che le barzellette sono una forma di letteratura orale, una delle poche superstiti. Nel suo libro c’è una bella prefazione che dà il senso del suo lavoro: “Le barzellette ci danno la possibilità di prendere il peggio di noi e del mondo e di appropriarcene per smontarlo e conoscerlo. Sono un’arma tolta di mano a un assassino e usata in maniera ridicola. Trasformare il fucile a canne mozze in una pistola ad acqua o al veleno, ma in entrambi i casi innocua. Mostrare quanto siamo infami, ma anche quanto siamo liberi e deboli”.
Come funziona la creazione delle puntate (scelta del tema, delle barzellette…): se ne occupa solo Ascanio Celestini oppure nascono da una collaborazione con voi?
“Ho contattato Ascanio perché mi interessava trovare un modo di guardare a questo prodotto popolare, che gode da sempre di una diffusione globale (ogni cultura ha le sue barzellette) e di parlarne contestualizzandolo. Il nostro progetto nasce da qui e propone un prodotto inedito, che si distingue da quanto ha fatto Ascanio per il suo libro e lo spettacolo. Gli ho chiesto di creare una serie di puntate incentrate su vari temi, in cui presentasse queste storielle inserite in una cornice che riflette e contestualizza il genere. Ascanio ha avanzato delle proposte, poi ne abbiamo discusso insieme”.
Come conciliare le barzellette (che seppure argute e intelligenti non vengono considerate prodotti culturali) con Rete Due?
“Alla base di questa considerazione c’è la riflessione su che cosa significhi fare cultura. Secondo me vuol dire posare sulla realtà uno sguardo attento, interrogante e capace di andare oltre le barriere. Per noi non era importante proporre una trasmissione che raccontasse barzellette, ma che indagasse questo fenomeno. Alcune puntate fanno anche ridere e non c’è niente di male. Altre non sono costruite per divertire: per esempio quella su don Pino Puglisi. Si parte da una storiella sui mafiosi per parlare di morte, di ingiustizia e del coraggio del prete ucciso dalla mafia. Oppure la puntata intitolata “L’antinomia di Epimenide”, (non proprio un titolo sexy e pop direi…), in cui si passa dall’antico filosofo cretese Epimenide alle teorie delle cornici di Gregory Bateson. Il linguaggio delle barzellette può essere volgare, ma noi ci rivolgiamo a un pubblico adulto, che anche se può rimanere un po’ sorpreso dal contenuto della trasmissione, comprende il nostro intento di analizzare questo fenomeno dell’oralità popolare. Quindi ci chiediamo: che cosa sono e perché ci fanno ridere, anche quando sono cattive e scorrette? Poi a volte si fanno scoperte interessanti: per esempio si nota come alcune barzellette estremamente sessiste in realtà mettono in ridicolo proprio l’atteggiamento sessista della nostra società”.
Come è nato il titolo della trasmissione?
“Splash! Fa riferimento alla classica battuta: “un uomo entra in un caffè. Splash” e alla quale Ascanio dedica una puntata della serie. Il sottotitolo è invece un chiaro riferimento allo slogan dei movimenti anarchici studenteschi degli anni Sessanta e Settanta “Una risata vi seppellirà”. Noi l’abbiamo privato di ogni intento rivoluzionario ma abbiamo voluto richiamare sottotraccia un’intenzione politica: avere uno sguardo attento, aperto sul reale, che prima di emettere un giudizio prova a capire un fenomeno. In questo non potevamo avere guida migliore di Ascanio Celestini, che fa ricorso alle sue doti di autore e narratore, ma anche alla sua formazione di antropologo”.
C’è chi ritiene che il servizio pubblico stia tendendo sempre più verso l’intrattenimento anche in ambito culturale, per rendere più appetibili certi contenuti, che cosa ne pensi?
“Il lavoro di colleghe e colleghi di rete Due è la testimonianza di grande impegno, competenza e ricerca. Rete Due propone trasmissioni di attualità, approfondimenti, interviste, reportage, programmi sui libri, sulla musica, spettacoli, mostre, prosa radiofonica e altro ancora. La chiave sta nel fatto di proporre tutto questo con serietà, ma mai con seriosità”.
Sono previste altre trasmissioni simili o altre novità a Rete Due?
“Stiamo lavorando con colleghe e colleghi, insieme al nuovo responsabile del settore Cultura Vanni Bianconi, a un progetto di rinnovamento dell’offerta di Rete Due. Non abbiamo ancora definito i tempi di realizzazione, stiamo mettendo a fuoco i contenuti con i vari gruppi di lavoro creati ad hoc. Intanto Rete Due sta andando molto bene (ce lo dicono gli indici di ascolto e di penetrazione) e abbiamo la chiara intenzione di rafforzare ulteriormente la nostra proposta culturale”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI