Secondo Hegel, la lettura del giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno, che ci permette di situarci quotidianamente nel mondo. Oggi chi vive a contatto con i giovani nelle scuole o li frequenta nella società sa che solo alcune mosche bianche leggono, raramente, i quotidiani cartacei e pochissimi quelli online, anche se gratuiti. Pure radio e televisione – lo confermano i risultati di un questionario somministrato a studenti del medio superiore – sono poco seguiti e non per informarsi ma piuttosto per ascoltare musica, vedere sport e film.
ll web ha spodestato giornali, radio e televisione nel consumo quotidiano dei giovani, che cercano sempre meno informazioni. Solo sette minuti al giorno sugli smartphone - secondo una ricerca del fög dell’Università di Zurigo, riportata da RSI News - per contenuti solitamente di forte impatto emotivo, non verificati e quindi fuorvianti.
Minacce per la democrazia
Se consideriamo che la nostra democrazia semidiretta è fondata sulla partecipazione informata dei cittadini, c’è da preoccuparsi seriamente sapendo che i giovani si informano pochissimo.
Quali scelte può compiere un giovane cittadino che non legge e ha smarrito la pazienza cognitiva, quindi non conosce i problemi della realtà in cui vive e soprattutto quelli posti dai temi in votazione? Come si è giunti a questo stato di preoccupante disinteresse? Quali strategie per accendere l’interesse dei giovani per l’informazione e la società in cui vivono e sono chiamati a dare un contributo di idee e di azione per migliorarla? Sono necessarie proposte concrete della politica, della scuola e dello stesso servizio pubblico radio-televisivo.
L’educazione ai media
Recentemente il Gran Consiglio del Canton Friburgo ha deciso di offrire ai giovani che hanno compiuto 18 anni la possibilità di ottenere un abbonamento annuale gratuito (digitale o cartaceo) a uno dei giornali della regione e questo per incoraggiarli a interessarsi all’attualità.
Certo questo non basta, ma è un primo passo nella giusta direzione che anche il Ticino potrebbe compiere, dimostrando d’aver capito la gravità del fenomeno e l’urgenza di interventi efficaci, coordinati e mirati. A questo va affiancato un lavoro di concreta educazione ai media nelle scuole, le fucine del cittadino democratico.
Nell’ambito del Convegno promosso da Möbius a Lugano il 14-15 ottobre, Annamaria Testa, nota esperta di comunicazione, saggista e creatrice del blog nuovoeutile.it, nella conferenza-conversazione con una classe di quarta liceo, prendendo lo spunto dal suo ultimo libro «Le vie del senso. Come dire cose opposte con le stesse parole», ha illustrato con chiarezza e dovizia di esempi le tecniche di manipolazione e le fallacie argomentative presenti nelle diverse forme di comunicazione. Una lezione magistrale che ha certamente arricchito i giovani di strumenti utili a smascherare le fake news e crescere come cittadini più consapevoli dei pericoli insiti nell’informazione. Questa è una strada da percorrere con i giovani.
Formazione, scuola e RSI
Anche altri oratori presenti al Möbius, in particolare Gino Roncaglia, esperto di editoria digitale, hanno indicato la formazione e l’educazione ai media come vie fondamentali per combattere l’infodemia e orientarsi nella complessità del presente. Un compito che spetta innanzitutto alla scuola, ma anche la RSI deve attivarsi con trasmissioni formative/informative specifiche per l’educazione ai media destinate ai giovani. Sopprimere «Linea rossa» senza sostituirla con una trasmissione simile, ma ancor migliore, correggendone gli aspetti più fragili, ha creato un vuoto, al quale si dovrebbe porre rimedio. Il servizio pubblico deve offrire ai giovani spazi formativi radiofonici e televisivi, in cui approfondire, con persone competenti, i temi sociali, politici, economici, ecologici, etici e in cui si possano esprimere.
Chino Sonzogni, Responsabile del progetto «La gioventù dibatte» per la Svizzera italiana