Gli italofoni oltre Gottardo, e tra loro anche coloro che hanno il passaporto italiano, guardano il palinsesto RSI e non per convenienza linguistica. La loro è una scelta ponderata, guidata dalla qualità dell’offerta e dall’imparzialità dei programmi con approfondimenti utili e interessanti non solo per chi vive in Ticino o nei Grigioni italiano. A dichiararlo è Franco Narducci, politico, già Presidente dell’Associazione Corriere degli Italiani, residente nel Canton Argovia e cittadino dal doppio passaporto, svizzero e italiano.
Franco Narducci, quali programmi apprezza tra quelli offerti dalla Radio Televisione Svizzera (RSI)?
Ci sono diverse proposte radiotelevisive che suscitano l’interesse degli italofoni che vivono oltre Gottardo e non mi riferisco solo ai ticinesi residenti nella Svizzera tedesca, ma anche a quei poco meno di 600mila italiani che, come il sottoscritto, si sono trasferiti in questa parte germanofona della Svizzera. Personalmente credo che le trasmissioni di approfondimento – mi viene in mente Falò e anche i telegiornali – siano molto ricche di servizi informativi, approfonditi, imparziali. Anche i programmi di svago e le notizie di carattere sportivo sono molto apprezzati. I film che sono trasmessi sulle reti della RSI, ad esempio, non sono mai scelti a caso e all’occhio del telespettatore non può certo sfuggire una certa logica e cura nella selezione di quanto proposto. Ugualmente, i servizi sportivi sono molto vari, includono diversi sport – oltre al calcio, anche il tennis, la Formula 1 ad esempio – e sono molto ricchi, al punto che conosco varie persone italofone che hanno rinunciato all’abbonamento a canali di sport a pagamento, trovando sufficienti informazioni nell’offerta della RSI.
Quindi quello della RSI è un servizio che anche lei, che risiede fuori dalla Svizzera italiana, si sente di sostenere?
Certamente. Ovvio, come in tutto, anche nel caso dell’offerta RSI, si potrebbe accrescere ulteriormente la dimensione nazionale e quindi l’attenzione che viene riservata, tra gli altri, alla quotidianità e ai problemi della comunità italofona oltre il Gottardo. Poi c’è la questione del canone che si paga per il servizio pubblico. Non è affatto una cifra irrisoria. Essa va comunque rapportata – mi permetto di ricordare soprattutto a quegli italiani che si lamentano dei costi – al prezzo della vita in Svizzera. Non mi voglio addentrare nel dibattito sulla possibilità o meno di ridurre ulteriormente il canone, ma credo fermamente che vada pagato – lo affermo anche avendo fatto esperienza di palinsesti farciti di pubblicità in onda su altre reti radiotelevisive private italiane e non solo. Tutto ciò non avviene sui canali della SSR.
Crede che questa sua posizione sia sostenuta e condivisa dagli altri italofoni, e nello specifico italiani, riedenti oltre il Gottardo, una realtà che lei conosce bene?
Sì e a tal proposito sottolineerei la posizione di tante organizzazioni italiane che proprio nella Svizzera tedesca, da Zurigo a Lucerna a Basilea, si sono mobilitate contro la campagna No Billag. Tenendo conto che circa il 50% della comunità italiana ha il doppio passaporto (svizzero e italiano) e ricordando come la campagna No Billag sia stata respinta dagli italofoni oltre Gottardo, non credo ci siano dubbi sull’attenzione al servizio pubblico la cui qualità e imparzialità è attrattiva ben maggiore dell’abolizione del canone.
di Valeria Camia