Brecht Declercq arriva da una realtà internazionale, l’Associazione mondiale degli archivi media, e da inizio 2023 dirige gli Archivi della RSI. Lo abbiamo intervistato, in vista della serata SSR.CORSI in programma sabato 19 agosto a Maloja, che valorizzerà immagini del passato nel Grigioni italiano.
Lei è responsabile degli Archivi RSI da otto mesi. Che cosa racconta di questi primi mesi?
“Conoscevo già un po’ gli Archivi RSI grazie ai contatti internazionali (è Presidente di FIAT/IFTA, l'associazione mondiale degli archivi media, e Digitisation and Acquisition Manager di meemoo – The Flemish Institute for Archiving, ndr.). Nel 2011 ho potuto visitarli, invitato dall’allora responsabile Theo Maeusli. Il settore era all’avanguardia, la digitalizzazione dei documenti era già in corso e veniva utilizzato un programma di trascrizione dei contenuti audio. Da quando sono qui sto cominciando a conoscere anche i contenuti di questo prezioso Archivio, come pure i personaggi storici della RSI e della Svizzera italiana, come Jacky Marti, il cane Peo, il Gatto Arturo, Scacciapensieri… Mi ha colpito il fatto che questo archivio ha un rapporto strettissimo con il suo territorio di riferimento e questo è un vantaggio enorme. Lo dimostra anche il fatto che su Facebook abbiamo oltre 200.000 follower! Vuol dire che il nome è riconosciuto e apprezzato”.
Come mai ha deciso di lasciare il Belgio e intraprendere questa esperienza nella Svizzera italiana?
“Nell mio ruolo precedente ho potuto conoscere varie realtà europee e sono sempre stato vicino alla RSI, grazie ai contatti con Theo Maeusli. Quando ho visto il concorso per il posto di responsabile, ho pensato che fosse il momento giusto per fare un’esperienza di lavoro all’estero in una nuova realtà”.
Tra l’altro, parla anche un ottimo italiano…
“Ho iniziato a studiarlo quando avevo 14 anni, per interesse personale. Mi ha sempre affascinato la cultura italiana. Anche questa è stata una bella coincidenza. Le mie competenze rispondevano bene al profilo richiesto e la realtà della RSI mi interessava molto: c’è una bella sfida, un bel gruppo di archivisti, una bella cultura aziendale. Così mi sono detto: è il momento giusto per farlo”.
Nelle sue precedenti esperienze professionali si è occupato molto di digitalizzazione. Come valuta la situazione degli Archivi RSI da questo punto di vista?
“Bisogna distinguere che cosa si intende con digitalizzazione. Per quanto riguarda il trasferimento dei file su supporti digitali, alla RSI siamo a un ottimo punto, il processo è quasi concluso. Sono ben pochi i membri della FIAT/IFTA, l'associazione mondiale degli archivi media, che sono arrivati a questo punto. La RSI ha quindi un vantaggio enorme perché può fare ora il passo successivo”.
Cioè?
“È arrivato il momento di valorizzare ulteriormente questo patrimonio, per attuare il ritorno alla comunità. Stiamo lanciando ora un progetto di riforma degli Archivi e fino a maggio 2024 lavoreremo a una riorganizzazione e alla definizione di una strategia, per identificare una nuova visione e nuovi valori”.
Qual è secondo lei il ruolo del servizio pubblico nella valorizzazione del patrimonio audiovisivo?
“La valorizzazione e l’accessibilità del patrimonio sono prioritari, perché la preservazione non ha valore senza la condivisione. E con le nuove tecnologie si sono aperte delle opportunità incredibili. L’archivio può quindi contribuire attivamente alla missione pubblica della radiotelevisione. Abbiamo la vocazione di servire il nostro pubblico e la creatività nel riutilizzo dei contenuti non deve conoscere limiti. Intendiamo sviluppare una strategia che integra tutte le singole iniziative attive sul territorio, come per esempio le serate della SSR.CORSI o i totem RSI. Ci sono diverse iniziative, tutte bellissime, ma manca una strategia in cui inserirle, che permetta di avere una visione d’insieme e di individuare eventuali ambiti di sviluppo integrato. Un esempio: se il nostro archivio radio è un po’ meno utilizzato, magari tocca a noi archivisti suggerire contenuti o produrre dei podcast per valorizzarlo”.
Intende sfruttare anche le sue relazioni a livello internazionale per instaurare nuove collaborazioni?
“Sì certo, uno dei lavori da fare sarà la mappatura dei portatori di interesse. Tradizionalmente gli archivi erano realtà un po’ chiuse, che catalogavano e conservavano documenti, ma oggi non è più così, c’è una rete di partner da potenziare. Un esempio semplice: se noi troviamo qualche centinaio di trasmissioni di partite dell’FC Lugano, non dobbiamo diventare matti a cercare di riconoscere ogni singolo calciatore, magari possiamo avviare una collaborazione con la società o i club dei tifosi e farci aiutare direttamente da loro. In questo senso ci sono tantissime opportunità, non solo a livello regionale, ma che possono coinvolgere anche le altre unità aziendali della SSR o altre realtà a livello internazionale”.
Anche la SSR.CORSI organizza periodicamente serate pubbliche in collaborazione con gli Archivi RSI. La prossima è in programma il 19 agosto a Maloja, nell’ambito delle Giornate grigionitaliane (vedi sotto). Ritiene che sia un modo adeguato di valorizzazione degli Archivi RSI o ci sono canali più efficaci?
“Per me una modalità di valorizzazione non ne esclude un’altra, bisogna individuare quella migliore per raggiungere i diversi tipi di pubblico. Magari investire in una serata che raggiunge 100-200 persone può apparire limitato e poco “redditizio”, (per esempio se il nostro target è il mondo scolastico, che conta migliaia di insegnanti). Ma è invece la formula ideale per raggiungere le piccole comunità del Grigioni italiano e instaurare un rapporto più stretto grazie alle immagini del passato”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI