Reduce dai Mondiali di sci nordico a Planica, in Slovenia, Diego Medolago, redattore tv e digitale della RSI ci parla delle entusiasmanti emozioni vissute da inviato, spiega il suo lavoro da giornalista trimediale e racconta com’è andata quella volta che ha incontrato il suo idolo Simon Ammann.
Come mai hai scelto questa professione?
“Mi ritengo molto fortunato, perché ho avuto l’opportunità di fare il lavoro che sognavo fin da quando ero bambino: il commentatore sportivo. Già da piccolo mi mettevo davanti alla tv e facevo la cronaca di tutte le partite che vedevo: hockey, calcio, basket (per la gioia dei miei genitori…). Poi ho studiato comunicazione all’USI e in parallelo ho iniziato a scrivere articoli sulle partite di hockey per il sito heshootshescores.com. Nel 2017 ho avuto l’opportunità di entrare nell’Accademia RSI (i due anni di formazione interna per i profili legati alla produzione radiotv e multimedia, ndr.). Siamo stati formati come giornalisti trimediali, sappiamo cioè produrre contenuti per la tv, la radio e il web. Nell’ultimo anno, insieme ad altri due colleghi, abbiamo sviluppato e potenziato la pagina RSI sport sui social”.
Che cosa è cambiato?
“In questi mesi c’è stata una grande evoluzione nella redazione web, abbiamo deciso di svecchiarci e di cercare di raggiungere una fascia di pubblico più giovane. Abbiamo differenziato l’offerta in base ai canali, ci sono notizie che escono solo su Teletext, alcune sui social e alcune sul sito. Abbiamo creato nuove rubriche. I numeri sono in crescita, siamo molto soddisfatti”.
Tu di che sport ti occupi in particolare?
“Sono un po’ un jolly, ho la fortuna di conoscere diversi sport e quindi posso commentare varie discipline. Amo l’hockey e il basket, ma mi piace molto anche il salto con gli sci. Lo guardavo in tv già quando ero piccolo, tifavo per Simon Ammann, naturalmente. Però ho fatto un po’ di tutto, l’anno scorso ho seguito gli europei di calcio femminile, poi la nazionale svizzera di basket, alcune partite di hockey. Alle Olimpiadi invernali ho fatto il commento per lo sci di fondo in sostituzione di un collega. E poi quest’anno i Campionati mondiali di sci nordico in Slovenia”.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
“Mi piace tenere i piedi in…tre scarpe. Lavoro tanto per il web ma mi piace potermi staccare per poter dare una mano in tv o in radio in occasione di grandi eventi.”
Hai già seguito i Mondiali di sci nordico?
“Sì, quest’anno è la seconda volta: sono stato nel 2021 a Oberstdorf. Ma quella è stata un’edizione un po’ particolare a causa della pandemia, con le restrizioni e senza pubblico. Questa volta invece ho potuto vivere la manifestazione ritornata alla normalità, quindi approfittare dei contatti con i colleghi e con gli atleti. È stata un’sperienza entusiasmante e molto più completa”.
Sei riuscito a intervistare il tuo idolo Amman?
“Ho avuto l’opportunità di incontrarlo e scambiare quattro chiacchiere e devo dire che è davvero una persona squisita, ha vinto quattro ori olimpici e ti parla come se fossi un amico al bar. Siamo abituati a giocatori di calcio e hockey a cui è difficilissimo già solo “rubare” 20 secondi di intervista. Invece lui è un campione olimpico, ma rimane tranquillamente anche 10 minuti a parlare con un giornalista. Questo è molto bello, perché ti permette di andare al di là di un veloce commento della prestazione sportiva, scoprendo anche la persona che c’è dietro l’atleta. È qualcosa che non si ritrova spesso in altri sport”.
In generale, nei contenuti dedicati a sport che hanno un po’ meno seguito e spazio sui media rispetto ai classici calcio e hockey (come le discipline dello sci nordico), quanto si riesce ad andare oltre la cronaca della gara?
“In realtà gli spazi per raccontare si trovano comunque. Per esempio, una gara di salto con gli sci dura anche più di due ore e ci sono molti momenti in cui si possono inserire commenti, approfondimenti, aneddoti. Essere sul posto e avere contatto con gli atleti e gli allenatori permette di raccogliere informazioni e storie, ma anche di vivere personalmente emozioni e situazioni, che poi si possono sfruttare durante la cronaca in diretta. Questo dà un grande valore aggiunto al commento”.
Qual è stato il momento più emozionante o particolare di questa esperienza ai mondiali?
“La medaglia d’oro conquistata dalla Slovenia (Timi Zajc nella gara del grande trampolino) è stato il momento in cui ho vissuto per la prima volta la vera emozione di un mondiale dal vivo. Un’esperienza ben diversa dalle precedenti manifestazioni senza pubblico a causa della pandemia. La Slovenia ha conquistato una medaglia d’oro per la prima volta e ci è riuscita pure in casa. Il pubblico è esploso, sembrava di essere in uno stadio di calcio. Ci saranno state 10.000 persone, neanche tante, ma si sono scatenate, c’era un’atmosfera fantastica. Un altro momento molto emozionante è stato il commento della prestazione di Simon Amman, che a oltre 40 anni, dopo un’estate senza allenamento e una stagione con pochissime gare, è riuscito comunque a essere il migliore tra gli svizzeri!”.
Quindi poter essere presente come inviato sportivo fa davvero la differenza?
“Assolutamente sì. È tutta un’altra cosa. Il lavoro in redazione è molto più analitico, si basa tanto sulla prestazione sportiva, mentre come inviato lavori moltissimo sulle emozioni, sei immerso in un’esperienza a tutto tondo”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI