Dietro il commento in diretta di una partita c’è un grande lavoro organizzativo: ogni cosa deve essere pronta e funzionare alla perfezione. Chi dirige tutto ciò? Il produttore esecutivo, come Danilo Lanfranchi, che segue i giornalisti anche a bordo campo. L’abbiamo raggiunto a Riga, dove segue i Mondiali di hockey.
Come sei arrivato a svolgere il ruolo di produttore esecutivo alla RSI?
“Sono nato e cresciuto a Poschiavo, poi ho studiato Comunicazione e gestione dei media all’USI e parallelamente ho iniziato a collaborare con la RSI come titolista. Dopo la laurea, stavo per iniziare uno stage nella redazione sportiva del Corriere del Ticino, ma sono stato chiamato dalla RSI per un colloquio e sono stato assunto nel settore degli acquisti fiction. Quindi ho abbandonato la strada del giornalismo, ma non quella dello sport, che è la mia passione. Nel 2014 infatti mi sono spostato nel Dipartimento sport. Da un anno sono produttore esecutivo dopo essere stato coordinatore”.
Quindi il tuo sogno è sempre stato quello di lavorare nel campo del giornalismo sportivo?
“Lo sport mi accompagna da sempre, è il mio hobby principale. Già quando ero bambino, appena mi alzavo la mattina invece di guardare i cartoni aprivo il Teletext per consultare i risultati sportivi. Mi interessano un po’ tutti gli sport, anche se il primo amore rimane il calcio”.
Di che cosa si occupa concretamente il produttore esecutivo?
“I produttori per la redazione sportiva hanno un ruolo diverso rispetto a quelli di altri settori. Noi siamo meno legati ai contenuti e ci occupiamo piuttosto di fare in modo che i giornalisti abbiano a disposizione tutto ciò che serve per realizzare un programma di qualità, questo vale per tutti i tre vettori (tv, radio, multimedia). Lavoriamo molto dietro le quinte, soprattutto a livello tecnico e organizzativo. Ci occupiamo dei commenti, delle interviste, degli studi, delle riprese, dei segnali, insomma di tutto quello che occorre per rendere televisivo un prodotto sportivo. Siamo le persone di contatto del dipartimento sport verso la tecnica, gli organizzatori, le federazioni/associazioni. Ognuno di noi si specializza in alcuni settori o eventi, io per esempio ho seguito molto il Galà dei Castelli. Per i grandi eventi o per quelli molto seguiti come le partite di calcio andiamo anche noi sul posto. È come essere in una grande cucina: noi portiamo gli ingredienti migliori e gli utensili, poi il giornalista, che è il cuoco, confeziona il prodotto, compie la magia e crea la ricetta perfetta. La nostra più grande vittoria è avere un giornalista sereno, che fornisce un prodotto di qualità”.
Qual è l’aspetto più interessante del tuo lavoro?
“Poter seguire un evento dal vivo, andare sul posto, vivere le emozioni. Anche se in realtà non sempre è possibile perché quando lavoriamo siamo più concentrati a far sì che tutto funzioni. Ma è comunque un’esperienza speciale. Ora sono ai Mondiali di hockey, la prossima estate seguirò le Olimpiadi di Parigi. Quella è forse l’emozione più grande, come per un atleta! A livello personale la mia gioia più grande riguarda il Galà dei Castelli: all’inizio la RSI proponeva solo una sintesi dei risultati al termine dell’evento mentre adesso proponiamo una diretta di tutto il meeting, è diventato un prodotto che viene venduto in tutto il mondo”.
Ora sei ai Mondiali di hockey in Lettonia e in Finlandia: che cosa rappresenta questo evento e come lavorate?
“La base del lavoro è sempre simile quando siamo inviati a un evento: organizzazione del soggiorno e del lavoro sul campo. Qui faremo uno studio pre-partita, poi ci sarà la diretta e le interviste in pausa e dopo la partita. Questo schema si ripete in quasi tutte le manifestazioni, ma naturalmente a un mondiale si dà maggiore rilievo rispetto a un singolo match. Il mio primo grande evento sono state le Olimpiadi a Tokyo nel 2021, ma era ancora un periodo di restrizioni a causa del Covid. Comunque è stato bellissimo seguire le competizioni da vicino nei momenti in cui non lavoravo. Poi, oltre ai Mondiali di Hockey, sono stato agli European Championship, un evento magari meno noto, ma sul quale noi abbiamo prodotto due settimane di diretta”.
Che cosa significa per te lavorare per il servizio pubblico?
“Apprezzo molto il fatto di poter lavorare per il servizio pubblico, che può dare visibilità sia alle grandi manifestazioni internazionali che a eventi nazionali e regionali, con particolare attenzione alle diverse sensibilità del pubblico. Quello che produce e fa la RSI per lo sport e per una regione linguistica così piccola come la Svizzera italiana credo sia apprezzabilissimo e, in particolare, molto importante per la coesione nazionale: basti pensare alle emozioni che si trasmettono e all’interesse generale quando scende in campo la nazionale di calcio”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI