In aprile sono in programma i concorsi cantonali di dibattito per le Medie e le Superiori. Tra i temi, anche l’iniziativa per ridurre il canone radiotv a 200 franchi. Chino Sonzogni, responsabile dell’associazione La Gioventù dibatte spiega come funzionano e perché oggi c’è bisogno più che mai di imparare a dibattere.
Di che cosa si occupa La gioventù dibatte?
“La gioventù dibatte si occupa di educazione alla cittadinanza attiva dei giovani, tramite il dibattito, strumento principe della democrazia. Senza confronto, senza scambio di opinioni, senza dibattito non c’è democrazia. Puntiamo all’educazione dei giovani a un dibattito di qualità, cioè fondato sui fatti, sull’argomentazione, sulla razionalità, nel rispetto di chi la pensa diversamente”.
Come vengono scelti i temi dei dibattiti?
“Ci sono due grandi direttrici. La prima tiene conto dell’attualità e dell’interesse dei giovani.
È il caso quest’anno dei due temi assegnati alle scuole medie. Il primo Si dovrebbe insegnare l’inglese dalla prima media? Un tema scolastico che li tocca da vicino e sul quale possono dire la loro opinione. Il secondo Si dovrebbero proibire i videogiochi violenti? Un tema che li chiama in causa direttamente perché molti giovani sono attratti dai videogiochi.
La seconda grande direttrice propone temi di società più complessi, non necessariamente vicini agli interessi quotidiani dei giovani, allo scopo di spingerli a riflettere e farsi un’opinione. È il caso dei due temi assegnati alle scuole medie superiori. Il primo: In Svizzera si dovrebbe concedere la nazionalità in base allo ius soli? Una proposta già formulata a livello federale, respinta e recentemente riproposta. Il secondo «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)»? È un’iniziativa popolare federale per la quale si stanno raccogliendo le firme in questi mesi. Questi temi mostrano molto bene come La gioventù dibatte voglia destare l’interesse dei giovani per la politica, intesa come attività per il bene comune e l’interesse collettivo. Lo facciamo attraverso temi di cui si parla nella società e nei media e che sovente sfociano in votazioni popolari, nelle quali generalmente i giovani sono tra i più grandi astensionisti”.
Come si preparano gli studenti?
“Hanno due mesi per preparare i due temi del dibattito, assegnati quest’anno il 30 gennaio. La preparazione varia a seconda del tempo che il docente intende dedicare in classe al tema. Comunque è indispensabile lavorare anche a casa nel proprio tempo libero per conoscere a fondo la materia del dibattito e giungere pronti al concorso. Il percorso ideale suggerito è costituito dalle cinque tappe della retorica classica: inventio – dispositio – elocutio – memoria – actio.
Ai giovani viene consegnata una documentazione base per iniziare lo studio del tema. Seguono poi delle ricerche individuali, di coppia e di gruppo. Successivamente si strutturano le argomentazioni “pro” e “contro” e si elaborano dal punto di vista linguistico. Al concorso non è consentito consultare documenti e pertanto è necessario memorizzare una scaletta con i punti più importanti da utilizzare nel corso del dibattito. Infine ci si prepara con dei dibattiti in classe”.
Per il concorso cantonale di quest’anno i ragazzi delle scuole superiori dibatteranno anche sul tema “Si dovrebbe sostenere l’iniziativa popolare federale «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)»?”. Quanto è attuale questo tema tra i giovani?
“Questo tema non è per nulla attuale tra i giovani. Che cosa sia il servizio pubblico in generale e il servizio pubblico radiotelevisivo in particolare lo sanno pochissimi. Una ragione in più per portarlo al concorso quest’anno. È necessario avvicinarli a temi che non conoscono o conoscono pochissimo, ma sono molto importanti per la nostra società, affinché vi riflettano e possano farsi un’opinione. È un lavoro essenziale soprattutto alla luce delle ultime ricerche che confermano come i giovani si informino pochissimo - mediamente solo 7 minuti al giorno, secondo il fög (Istituto dell’Uni di Zurigo) - e sovente senza verificare la fonte. Con queste premesse numerosi politologi sostengono che la democrazia è in pericolo, perché per funzionare deve poter contare su cittadini correttamente informati”.
Oltre ai dibattiti cantonali ci sono altre iniziative che coinvolgono gli studenti?
“Teniamo presentazioni nelle classi e in alcune anche dei dibattiti, al fine di creare una cultura del confronto che si diffonda poi nella società.
Interessante quanto stiamo organizzando alla Scuola cantonale di commercio a Bellinzona. Dopo l’incontro con dei giornalisti RSI, a giugno sono previsti dibattiti in due classi sul tema: Il servizio pubblico radio-televisivo svolge il suo compito di quarto potere, di cane da guardia della democrazia? Anche alla Scuola media di Lugano Besso sono previsti incontri di giornalisti RSI con le classi di quarta che sfoceranno in dibattiti sul tema: L’informazione lineare e digitale del servizio pubblico è migliore e più attendibile di quella dei media privati?
Infine, in alcune sedi si svolgono delle giornate progetto incentrate sul dibattito”.
Come è cambiato, se è cambiato, negli anni, il modo di affrontare un dibattito da parte dei giovani?
“Premetto che è sempre difficile parlare di giovani, perché sono una categoria sociale eterogenea. È però vero che fra quelli della Generazione Z, definiti anche post Millenial e Zoomer, è diminuita in modo palese la capacità di argomentare, cioè giustificare razionalmente le proprie opinioni, probabilmente anche per effetto dei social. Nel dialogo è sempre meno presente l’ascolto attivo, senza pregiudizi. C’è scarsa disponibilità a mettersi nei panni dell’altro. Infine è impressionante la difficoltà di esprimersi nella lingua italiana, contraddistinta da povertà lessicale e fragilità sintattica. Con La gioventù dibatte cerchiamo di frenare questa tendenza, preoccupante per la società e soprattutto per la democrazia”.