Dibattiti online o con mascherine
Il dibattito, per sua natura e storicamente, è un esercizio in presenza degli oratori.
Dalla pnice, la collina sede dell’assemblea dei cittadini ateniesi, e dall’agorà, la piazza principale della polis, ai parlamenti e agli studi radio-televisivi dei giorni nostri, il confronto sui temi sociali e politici avviene in presenza di chi sostiene opinioni diverse. Purtroppo, la pandemia l’ha reso difficile e quasi impossibile.
Ma «La gioventù dibatte» resiste alle avversità del momento. Anche in questi mesi ha proseguito nella diffusione del progetto nelle scuole, proponendo corsi di formazione a docenti e studenti (nella foto un momento di formazione in una scuola) e preparando i concorsi cantonali di dibattito in programma a marzo e aprile. In versione online se non sarà possibile riunirsi a Bellinzona.
Svantaggi e vantaggi
Il dibattito in videoconferenza, indipendentemente dalla piattaforma scelta, non comporta svantaggi particolari sul piano del contenuto, ma implica una forte limitazione comunicativa.
Particolarmente penalizzato è l’aspetto non verbale (la gestualità, la mimica, il contatto visivo, la postura) e paraverbale (il volume e il tono di voce, il ritmo del discorso) per un contesto in cui sono assenti fisicamente dei punti di riferimento essenziali al dibattito: gli antagonisti, i giurati e il pubblico.
Ma, paradossalmente, l’improvviso impulso dato a queste tecnologie comunicative ha determinato anche dei vantaggi. Primo fra tutti la maggior facilità con la quale ci si confronta da casa o da scuola, generando occasioni di dibattito più frequenti. Merita una segnalazione l’interessante esperienza promossa dalla Società Nazionale Debate Italia https://www.sn-di.it organizzatrice del Campionato italiano di dibattito https://campionatoitalianodebate.it che registra la partecipazione di 100 scuole medie superiori dalla Lombardia alla Sicilia.
La CORSI contro le fake news
Abbiamo seguito l’interessante tavola rotonda sul tema delle fake news https://www.youtube.com/watch?v=8djsAY1EU2Q, organizzata dalla CORSI nello spirito che anima il servizio pubblico, seriamente impegnato a promuovere un’informazione di qualità.
Molti gli spunti offerti: come funziona una fake news, come smascherarla, le ragioni della sua crescente produzione, la viralità della diffusione, le pericolose conseguenze sul piano personale e le minacce per la democrazia. Si sono messi in evidenza l’importanza del ruolo del giornalista, soprattutto nella verifica delle fonti prima di pubblicare una notizia, un lavoro che richiede preparazione, competenza, tempo e risorse finanziarie, sempre più ridotte.
Si è parlato dell’alfabetizzazione digitale con i bambini ma è stata trascurata una fascia d’età molto vulnerabile alle fake news: i giovani delle scuole medie, medie superiori e professionali e non è stato sufficientemente evidenziato il ruolo che può essere svolto dalla scuola*.
Non c’è democrazia senza cittadini ben informati
Queste lodevoli iniziative devono essere più frequenti, magari trattando temi rimasti nell’ombra come, ad esempio, il servizio pubblico e l’educazione ai media, all’informazione digitale, in collaborazione con le scuole. Non è la prima volta - e non sarà neppure l’ultima - che nei nostri contributi per la CORSI auspichiamo una sinergia fra RSI e DECS per delle trasmissioni regolari di educazione dei giovani alla cittadinanza attiva, consapevole e responsabile. Magari prendendo spunto da interessanti iniziative come “Open the box” un progetto per le scuole medie superiori italiane, che aiuta i docenti a insegnare ai giovani come difendersi dalle fake news.
«Un governo senza l’informazione popolare, o i mezzi per acquisirla, non è che il prologo di una farsa o di una tragedia; o forse di entrambe». A distanza di due secoli, sono attualissime le parole di James Madison, quarto presidente degli Stati Uniti.
In una società che cambia con grande velocità e profondità la democrazia va imparata a ogni generazione.
Di Chino Sonzogni, responsabile La gioventù dibatte per la Svizzera italiana
*NOTA: Monica Landoni, ospite della serata insieme a Lorenzo Mammone, è ricercatrice alla facoltà di informatica dell’Università della Svizzera italiana e gestisce progetti di alfabetizzazione digitale rivolti ai bambini delle scuole elementari. La CORSI promuove da oltre un anno il progetto “Sarà vero?” nelle scuole medie e professionali, che mira a far riflettere i giovani sull’importanza del servizio pubblico, incrementando la consapevolezza della sua utilità sociale nella diffusione di un’informazione di qualità e verificata.