Continua la presentazione di alcuni reclami recenti giunti al mediatore RSI. Ci occupiamo del caso che ha riguardato un’indagine giornalistica – “Virus in casa anziani” – dalla quale sono stati ricavati, tra l’altro, un servizio di approfondimento del Quotidiano andato in onda il 09.06.2020 e un reportage trasmesso a Modem su Rete Uno il 10.06.2020.
Nel mezzo della prima ondata della pandemia di Covid-19, dall’inizio di marzo alla metà di aprile 2020, morirono, nella casa anziani di Sementina (Bellinzona), in 29 e ufficialmente 21 per Coronavirus. Un numero altissimo. Del caso si è occupato il Quotidiano (il 9 giugno 2020) con un servizio ricavato da un’inchiesta giornalistica realizzata dalle giornaliste RSI Alice Pedrazzini e Elena Borromeo. L’inchiesta giornalistica è stata ripresa, in versione più lunga, durante la trasmissione Modem su Rete Uno (il 10 giugno 2020). Si raccontava, oltre all’impossibilità di stare vicino ai propri cari durante la malattia e nelle ultime ore di vita, anche la lacunosa e poco trasparente comunicazione della struttura di Sementina verso i familiari degli ospiti: dalle carenti informazioni mediche sui malati e sui decessi, ai tamponi effettuati agli anziani e alla somministrazione di morfina all’oscuro dei congiunti.
Il Comune di Bellinzona ha presentato un reclamo al mediatore RSI, avvocato Francesco Galli, rimproverando al servizio e al reportage andati in onda di essere poco bilanciati e incompleti di informazioni. Essi avrebbero prediletto una narrazione degli eventi focalizzata sugli aspetti emotivi della vicenda e a partire dal punto di vista dei familiari degli ospiti della casa-anziani, mentre il direttore della struttura, Silvano Morisoli, e la direttrice sanitaria, Elena Mosconi Monighetti, sarebbero stati invitati a prendere posizione su rimproveri vaghi e formulati in modo anonimo. Così facendo non si sarebbero rispettati gli obblighi di oggettività e di diligenza, lasciando invece una sensazione di confusione in coloro che hanno seguito Modem e il Quotidiano, la cui breve durata non avrebbe permesso, tra l’altro, di presentare una sufficiente pluralità di voci e testimonianze.
La questione al centro del reclamo è se le trasmissioni di tipo prettamente informativo abbiano il diritto di proporre delle inchieste giornalistiche, che affrontano temi scomodi o gravosi, dando ai servizi un determinato taglio narrativo e partendo dal punto di vista di una delle parti interessate. Nel rapporto dell’avvocato Francesco Galli, mediatore RSI, si legge che è loro diritto farlo, nella misura in cui si permette al pubblico di distinguere correttamente i fatti da supposizioni, accuse o opinioni. Tutto ciò è avvenuto nel caso del servizio del Quotidiano e del reportage trasmesso durante Modem poiché – precisa il mediatore – il pubblico era in possesso di informazioni generali sulla gestione della pandemia nelle case per anziani in Ticino e disponeva quindi di sufficienti basi per interpretare quanto riportato.
Il rapporto del mediatore ha inoltre ricordato come lo stesso conduttore del Quotidiano abbia sottolineato che l’intento del servizio era quello di sollevare degli interrogativi e avviare un dibattito, rinviando invece ulteriori approfondimenti a Modem, il giorno successivo. E proprio durante la trasmissione Modem è stato interpellato il medico cantonale, dottor Giorgio Merlani, quale esperto per fornire spiegazioni di carattere medico e scientifico.
Non da ultimo, secondo il mediatore, la rappresentanza della casa anziani ha avuto ampie opportunità di presentare le proprie opinioni. Le questioni sollevate dai familiari delle vittime sono state infatti sottoposte al direttore della casa per anziani e alla direttrice sanitaria, che hanno potuto prendere compiutamente posizione, nella misura in cui si trattava di accuse o contestazioni puntuali, riguardanti, ad esempio, la possibilità degli ospiti della casa anziani di circolare tra i piani durante la pandemia, il rispetto della distanza sociale e la somministrazione di medicamenti previa informazione dei familiari.
di Valeria Camia