Il 25 aprile, l’auditorium della Scuola cantonale di commercio a Bellinzona, presenti 200 persone, è stato il teatro della finale del concorso cantonale di dibattito, promosso e organizzato dall’Associazione «La gioventù dibatte».
Si è trattato dell’atto conclusivo di un percorso iniziato a gennaio con l’annuncio dei quattro temi. Per le scuole medie: Si dovrebbe insegnare l’inglese dalla prima media? Si dovrebbero proibire i videogiochi violenti? Per le medie superiori: In Svizzera si dovrebbe concedere la cittadinanza in base allo ius soli? Si dovrebbe sostenere l’iniziativa popolare federale «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)»?
Al concorso hanno aderito 18 scuole e 35 docenti, che hanno coinvolto circa 900 giovani, che si sono affrontati a suon di parole, argomentazioni e contro-argomentazioni, in un esercizio fondamentale per la democrazia. Dalle selezioni interne alle sedi sono uscite le 54 coppie, che si sono affrontate nelle due giornate di qualificazione il 30 marzo e il 5 aprile. Le giurie hanno valutato i dibattiti secondo quattro criteri: conoscenza della materia, abilità espressiva, capacità di dialogo, forza persuasiva. In questo compito si sono alternate 26 persone, fra le quali giornalisti, esperti di educazione, membri del Consiglio del pubblico della «SSR Svizzera italiana CORSI» e di altre associazioni attive in Ticino, come Amnesty international. Nella categoria delle scuole medie si sono imposti Natan Scrima e Arturo Stoll di Locarno 1, opposti a Leda Zufferey e Amanda De Marchi di Castione. Nella categoria delle scuole medie superiori hanno vinto Sebastiano Romagna e Valentina da Costa Santos del Liceo di Lugano 2 che hanno affrontato Aline van Hoeken e Astrid Ferrari pure del Liceo di Viale Cattaneo.
La direttrice del DECS Marina Carobbio ha portato il saluto dell’autorità cantonale, che da sempre sostiene il progetto, considerato molto utile all’educazione dei giovani alla cittadinanza attiva e alla democrazia.
Pro o contro il servizio pubblico?
Il concorso ha permesso ai giovani delle scuole medie superiori di dibattere un tema di grande importanza per il servizio pubblico radio-televisivo, minacciato da un vigoroso taglie di risorse dall’iniziativa popolare federale «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)»
Studentesse e studenti si sono preparati in classe e a casa con riflessioni, letture e approfondimenti di entrambe le posizioni, per combattere concretamente il pregiudizio di conferma, sempre più diffuso nella nostra società. In particolare hanno analizzato il testo dell’iniziativa, le argomentazioni dei favorevoli, come il Consigliere agli Stati Marco Chiesa, e dei contrari, come il direttore generale di SSR Gilles Marchand.
I giovani hanno studiato la concessione SSR e il ruolo dell’azienda come servizio pubblico, prezioso per la coesione fra le varie realtà del Paese. Hanno pure preso in considerazione il mandato, la politica, i valori e la strategia dell’azienda SSR. Tutti questi testi e altri sono stati messi a disposizione sul sito https://gioventudibatte.ch/concorso/ con la precisazione che la documentazione non era esaustiva e pertanto andava completata con ulteriori ricerche personali o di gruppo, verificando le fonti delle informazioni. Questo lavoro, svolto sull’arco di due mesi, ha dato i suoi frutti. I dibattiti sono stati di qualità, intensi, ricchi di spunti e il concorso si è confermato una palestra di botta e risposta, estremamente utile per la preparazione del giovane alla vita politica.
Il servizio pubblico nelle scuole?
L’apprezzata presenza nelle giurie del concorso dei giornalisti Reto Ceschi, Francesca Mandelli, Francesca Campagiorni, Angelo D’Andrea, Bettina Müller e Sacha Dalcol ha confermato la buona collaborazione con il nostro progetto, che potrebbe essere intensificata, soprattutto nella fase di preparazione ai temi. L’incontro di giornalisti con classi di studenti per spiegare come si verificano le informazioni, come vengono scelte, come vengono preparate, ad esempio per il Telegiornale, sarebbe molto utile per far capire ai giovani il lavoro sommerso del servizio pubblico e i costi che la qualità dell’informazione comporta. Un aspetto sicuramente poco considerato dai giovani, in prevalenza veloci consumatori di news, di immagini e video brevi e gratuiti, sovente di provenienza dubbia. I docenti, chiamati a realizzare piani di studio sempre più articolati, complessi e densi, non sempre riescono a dare ai giovani le basi della media literacy. Con maggiore competenza potrebbero dare un valido contributo i professionisti dell’informazione radio-televisiva. In conclusione, il nostro progetto potrebbe avere stimolanti sviluppi educativi in collaborazione con i media del servizio pubblico. Speriamo che questa proposta si realizzi, diventando un ponte fra SSR e scuola nell’interesse dei giovani.
Chino Sonzogni, Responsabile del progetto «La gioventù dibatte» per la Svizzera italiana