Clarissa Tami è un volto noto della Radiotelevisione della Svizzera italiana. Prima nel 2012 e poi in modo continuativo dal 2015 fino al 2022 Clarissa Tami ha condotto la diretta sui canali RSI dell’Eurovision Song Contest, che quest’anno si svolgerà a Basilea. Per avvicinarsi a questo importante appuntamento, le quattro società regionali della SSR hanno deciso di organizzare un tour, intitolato SRG SSR On the Road to Basel: la Svizzera unita nella musica, che toccherà tutte le regioni linguistiche della Svizzera; la prima tappa si terrà giovedì 30 gennaio alle ore 20.00 presso lo Studio Foce di Lugano, città che ospitò la prima edizione della kermesse nel 1956. Tra gli ospiti vi saranno anche due recenti partecipanti alla kermesse provenienti dalla Svizzera italiana: il duo Sinplus, esibitosi nel 2012, e Sebalter, che partecipò nel 2014 come concorrente e dal 2017 al 2021 come commentatore, proprio assieme a Clarissa Tami.
Abbiamo deciso di fare una breve chiacchierata con lei per entrare, attraverso il racconto della sua esperienza, nell’atmosfera dell’Eurovision Song Contest e di quanto viene fatto dal servizio pubblico radiotelevisivo per promuovere questo importante appuntamento.
Cara Clarissa, qual è il primo ricordo della tua esperienza quale conduttrice per la RSI all’Eurovision Song Contest?
Ho iniziato commentando le finali svizzere dal 2011 al 2018. In quegli anni la SSR produceva infatti uno spettacolo televisivo, una sorta di Eurovision Song contest su scala nazionale, che decretava un vincitore o una vincitrice che avrebbe poi rappresentato la Svizzera a livello internazionale. Nei miei ricordi il più nitido è quello della finale svizzera del 2011. Fu un’emozione incredibile, perché in gara la Svizzera italiana aveva ben due finalisti : i Sinplus e Chiara Dubey e in cabina di commento al mio fianco c’era Paolo Meneguzzi. I battiti cardiaci mi avevano quasi tolto la voce e dalla felicità per la vittoria dei Sinplus e il terzo posto di Chiara Dubey non ho quasi dormito quella notte. Da quel momento fino al 2022 ho commentato le varie edizioni internazionali, la prima a Baku in Azerbajan nel 2012. Sono appassionata di musica, mi lascio trasportare dalle emozioni che la musica stimola, ma ho sempre voluto al mio fianco “esperti “, ovvero artisti che hanno partecipato a questo evento o che lo seguivano, così che al pubblico giungessero anche commenti tecnici o racconti del dietro le quinte.
Nelle edizioni da te condotte hai avuto il piacere di assistere all’esibizione del duo ticinese Sinplus che nel 2012 ha rappresentato la Svizzera con il brano Unbreakable. Quali sono i tuoi ricordi legati a quell’edizione?
Era una prima per tutti: per i Sinplus, per la città di Baku e per me. Per il mio co-commentatore Paolo Meneguzzi, invece era la prima volta quale commentatore, ma conosceva già la kermesse, avendo rappresentato la Svizzera nel 2008 a Belgrado con il brano “Era stupendo “. I Sinplus erano partiti per Baku 10 giorni prima dell’evento per partecipare a tutte le prove e noi li abbiamo raggiunti 2 giorni prima della semifinale alla quale partecipavano. L’organizzazione era strabiliante, una grande festa, dove ovunque si incontravano artisti e le loro delegazioni. Un incontro tra diverse culture, riunite nel segno dell’amicizia, senza rivalità. La tensione era palpabile, non per la vittoria, ma meramente perché ogni artista voleva dare il meglio. Per le strade e le piazze gli artisti improvvisavano delle Jam Sessions tra di loro.
L’Eurovision Song Contest è un evento in diretta diverso da quelli di cui normalmente ti occupi nel tuo ambito professionale. Cosa ti ha colpito maggiormente dell’organizzazione di questa kermesse che coinvolge cantanti, giornalisti e commentatori da tutta l’Europa?
È un evento gigantesco, credo lo si possa paragonare solo alle Olimpiadi. Vi partecipano ogni anno più o meno 45 paesi e ognuno di questi invia una delegazione composta da una decina di persone (6 artisti in scena e 4 responsabili del gruppo). A questi si sommano circa 5'000 giornalisti e un centinaio di commentatori, tralasciando gli amici, famigliari e fans dei concorrenti. A ogni delegazione viene affiancata una guida del luogo che li accompagna ovunque traducendo e consigliando. Essa è anche responsabile del mantenimento degli orari stabiliti dalla produzione.
La SSR SRG quest’anno sarà l’organizzatrice dell’Eurovision Song Contest: quanto può apportare all’immagine del servizio pubblico l’organizzazione di un evento di quest’importanza?
Questo evento è una sfida a livello tecnico, organizzativo, è una vetrina per aprire gli orizzonti verso altre culture, una dimostrazione che possiamo vivere in pace, condividere pensieri e attuare scambi.
L’evento del 30 gennaio e il tour SRG SSR On the Road to Basel: la Svizzera unita nella musica hanno come filo conduttore il tema della coesione nazionale e della musica quale collante fra le regioni. Hai ritrovato questi temi anche nelle edizioni condotte da te in prima persona?
Nelle edizioni che ho commentato prima della pandemia Covid, la coesione nazionale era forte. L’Eurovision Song Contest era un momento privilegiato per lavorare insieme ( SRF-RTS, RSI ). Con i miei colleghi Sven Epiney (SRF ) e Jean Marc Richard ( RTS ) ci trovavamo per preparare il nostro commento, scambiandoci informazioni, consigli e opinioni. Nei momenti liberi ci scambiavamo anche informazioni sui diversi modi di lavorare e produrre delle tre reti, oppure quali programmi nazionali potremmo proporre o condividere. A seguito del Covid, questa condivisione è venuta a mancare. La RSI ha deciso di commentare l’evento da Comano, mentre SRF e RTS continuano a commentarlo in loco.