Qual è stata la tua esperienza professionale e come sei arrivata al dipartimento sport RSI?
“La mia esperienza professionale si è svolta quasi esclusivamente alla RSI, ho iniziato a collaborare con dei contratti a termine, perché amo viaggiare e volevo avere dei periodi lunghi senza impegni professionali, quindi ho lavorato a progetti temporanei in vari settori. Poi, quando è uscito un concorso per il settore dello sport ho pensato ‘questo è il mio posto’”.
Come mai, da dove arriva la tua passione per lo sport?
“Ho cominciato a giocare a basket da ragazzina e ho continuato per anni. L’amore per lo sport mi ha sempre accompagnata. Nel tempo libero, se non ero in palestra, ero su qualche pista di sci cercando di rientrare in tempo per salire alla Valascia. Non è quindi sorprendente che mi sia immediatamente trovata a mio agio nel dipartimento sport RSI in cui sono entrata nel 1996. Mi sono subito tuffata nella realtà: ci sono stati i Mondiali di ciclismo in Ticino e nel 1998 sono andata ai Mondiali di calcio in Francia. Poi nel 2000 ho seguito le Olimpiadi a Sydney nel ruolo di coordinatrice”.
È cambiato molto il tuo lavoro da quando hai iniziato?
“È cambiato tutto! Negli anni Novanta avevamo un solo terminale, per il resto scrivevamo tutto su carta (agende, calendari, turni ecc.), giravano montagne di fax. Io ho potuto vivere tutta la transizione tecnologica, sia nel modo di lavorare e produrre che a livello di organizzazione. Quello che non cambia mai è la passione per lo sport, mia e dei miei colleghi: da chi è già andato in pensione ai nuovi arrivati. Si vede che ognuno si impegna e lavora per raggiungere un risultato a cui tiene”.
Qual è il tuo ruolo attuale alla RSI?
“Da circa un anno sono la vice (e sostituta) del capo dipartimento Paolo Petrocchi, ma ho mantenuto il ruolo di responsabile di produzione, perché mi permette di confrontarmi concretamente con le situazioni e gli attori del mondo sportivo (enti, associazioni, società…). Come sostituta del capo dipartimento mi occupo in particolare di creare sinergie sia all’interno della RSI che con le altre unità aziendali della SSR, nello scambio e nella condivisione di contenuti, informazioni e progetti. Posso dire che lavoro su due dimensioni: passo dalla produzione sul campo (per esempio tra poco sarò via al seguito della Nazionale per una settimana) a un piano più strategico, come la definizione del budget, la gestione del personale e l’attuazione di sinergie a livello nazionale”.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
“Nel lavoro di produzione mi piace molto costruire un evento, organizzare tutto, raccogliere le idee e fare in modo che siano realizzate. Trovo grande soddisfazione, quando inizia l’evento, nel poter dire ‘funziona tutto, tutti sono contenti e possono fare il loro lavoro al meglio’. Amo il lavoro di gruppo dove ognuno può portare idee ed essere ascoltato, ma anche perché si trova insieme il modo di risolvere situazioni o prevenire problemi”.
Ci racconti un aneddoto legato alla tua esperienza?
“Durante i Mondiali in Qatar, a causa delle differenze culturali, un atteggiamento di un collega ha creato un malinteso con il personale locale. Ho dovuto discutere per più di un’ora con degli uomini che all’inizio non volevano nemmeno rivolgermi la parola perché sono una donna. Piano piano sono però riuscita ad avviare un dialogo per spiegare le differenze culturali e far comprendere l’origine del malinteso. Così alla fine ci hanno lasciati entrare e per me è stata una bella soddisfazione riuscire a risolvere questa situazione”.
Senza arrivare agli estremi di altri paesi, anche da noi la questione dell’equilibrio di genere non è ancora risolta. Tu come hai vissuto il fatto di essere una donna in un ambiente spesso considerato maschile?
“Non mi sono mai sentita discriminata, ma come donna ti senti sempre di dover dimostrare qualcosa in più. Forse l’aspetto più difficile è stato (soprattutto nei primi anni) affrontare i giudizi di chi critica una mamma che lavora e viaggia per lavoro. Ma quando si acquisisce una certa esperienza e stima da parte dei colleghi, poi funziona. Certo, in alcune realtà – come è stato appunto il caso del Qatar per i Mondiali di calcio – ho vissuto personalmente la differenza di considerazione di cui sono oggetto le donne rispetto agli uomini”.
La SSR.CORSI organizza in novembre una serata dedicata a sport e parità di genere, il tema continua a fare discutere (vedi anche la vicenda del bacio a una calciatrice da parte del presidente della Federcalcio spagnola). Pensi che i media possano aiutare a migliorare la situazione?
“È un tema di cui si parla e su cui ci si confronta molto, anche in redazione. Il confronto con le colleghe donne porta spesso gli uomini ad acquisire una certa sensibilità, che emerge nell’atteggiamento, nella scelta delle parole, per esempio di un presentatore o di un giornalista. È una cosa molto positiva, che è migliorata molto negli anni”.
Con il nuovo anno scolastico è stato inaugurato anche il nuovo palinsesto RSI: quali le novità e gli appuntamenti più importanti per lo sport?
“Faremo come sempre moltissimo, mi limito a elencare tre novità del palinsesto. Da domenica 3 settembre va in onda una nuova trasmissione condotta da Andrea Mangia, intitolata “Orizzonti di sport”. È un approfondimento con alcuni ospiti su tematiche trasversali, legate allo sport ma che vanno oltre il commento tecnico. La prima puntata è stata dedicata al ruolo dell’Arabia Saudita nel mondo del calcio. Poi, per la prima volta, il 10 novembre, trasmetteremo in diretta TV la cerimonia di premiazione del miglior sportivo ticinese (presenteranno Elias Bernasconi e Serena Bergomi). Infine, il 23 dicembre è in programma una serata evento con una retrospettiva sportiva del 2023”.
Giorgia Reclari Giampà, segretariato SSR.CORSI