di Giorgia Reclari Giampà, segretariato CORSI
La seconda ondata di coronavirus ha portato con sé anche una seconda ondata (forse ancora più consistente della prima) di notizie false, mezze verità e voci incontrollate che circolano sui social network. Tra complottismi, negazionismi, parodie prese per oro colato, satira e bufale vere e proprie, orientarsi diventa sempre più difficile. Per non parlare delle battaglie a suon di diffamazioni e falsità che vengono combattute sul web in occasione di elezioni che hanno rilevanza globale, come quelle americane. La lotta contro le famigerate fake news è lunga e impegnativa, ma passa anche e soprattutto dalla scuola. L’educazione a un sano spirito di osservazione e al senso critico può essere considerata una dei mezzi migliori per dotare le nuove generazioni di nativi digitali degli strumenti per saper riconoscere l’informazione di qualità, come quella fornita dal servizio pubblico, dalle montagne di “notizie” spazzatura che inondano il web.
Si parte dalle scuole
È per questo che la CORSI, in collaborazione con l’agenzia Consultati SA e con la RSI, ha lanciato l’anno scorso il progetto “Sarà vero?”. L’iniziativa mira a promuovere tra gli alunni di scuola media una riflessione sull’importanza del servizio pubblico dei media, incrementando la consapevolezza della sua utilità sociale nella diffusione di un’informazione di qualità e verificata. Nell’autunno del 2019 una ventina di classi di scuola media della Svizzera italiana ha partecipato ad alcune lezioni interattive. Attraverso un lavoro basato sul confronto fra informazioni vere e false, oggettive e soggettive, i rappresentanti della CORSI e di Consultati SA hanno “giocato” con le notizie, per mettere a fuoco, attraverso presentazioni, esercizi pratici e scambi spontanei con i ragazzi, i principi di un’informazione diversificata e affidabile. Il progetto ha visto la partecipazione anche di alcuni giornalisti RSI, che si sono confrontati con i ragazzi parlando della loro esperienza.
Visto il successo della prima edizione, il progetto “Sarà vero” prosegue anche quest’anno (tenendo conto delle disposizioni sanitarie in vigore). Molte classi di scuole medie e medie superiori della Svizzera italiana si sono già iscritte. Chi fosse interessato può chiedere maggiori informazioni scrivendo a info@corsi-rsi.ch.
Un quiz per mettersi alla prova
Il progetto “Sarà vero” è rivolto agli adolescenti, ma la difficoltà a distinguere l’informazione di qualità dalle notizie false o manipolate riguarda tutti. E allora per mettere alla prova la propria capacità di valutazione, si può partecipare a uno dei quiz ideati dalla CORSI con Consultati SA e proposti sui canali web della CORSI in queste settimane. Ogni quiz contiene due notizie e per entrambe bisogna indicare se sono vere o false. Al termine viene indicata la soluzione con una spiegazione istruttiva sui mezzi per smascherare le bufale. Il quiz permette di partecipare a un concorso a premi.
La bufala di Patti chiari
L’importanza dell’educazione come lotta al diffondersi delle fake news è stata sottolineata anche nella puntata di Patti chiari – la trasmissione RSI dedicata ai diritti dei cittadini – andata in onda venerdì 16 ottobre su LA1. In un'intervista pubblicata sul sito della CORSI, Nicola Agostinetti, il giornalista che ha curato i servizi per la puntata, ha ricordato come “sempre più media si affidano a fact checker, debunker, cacciatori di fake news, ecc. Ma loro non possiedono un manuale segreto dello smascheratore di bufale. Dobbiamo essere noi lettori i primi a chiederci se una notizia è vera. La mancanza di tempo per verificare è un alibi, va coltivato un sano spirito critico. Quindi giustamente bisogna puntare sull’educazione”.
Patti chiari ha svolto un interessante esperimento: creare e diffondere una notizia falsa per studiarne il percorso e l’impatto. Si trattava della foto di un finto annuncio di lavoro di una catena di supermercati italiani (inventata) per assumere fattorini che portano la spesa in Svizzera. Il risultato è andato ben oltre le aspettative, come racconta Agostinetti: “Io all’inizio ero scettico sulla possibilità di successo dell’operazione. Viviamo in un territorio piccolo, dove i social non hanno una diffusione così totale, nemmeno fra i politici. I contatti umani contano ancora ed è più difficile far circolare notizie false senza essere smentiti. Comunque ci speravamo. Abbiamo aspettato il giorno dopo la votazione sulla libera circolazione per pubblicarla, quando il tema dei rapporti con l’Italia era ancora caldo. Come detto, non avevo grandi aspettative, invece – come tutte le bufale – è andata a toccare un nervo scoperto ed è stata condivisa e commentata. Quando sembrava che si fosse ormai esaurita è stata condivisa da un politico ticinese e pubblicata su un domenicale: questo l’ha rilanciata tantissimo. In realtà, per smentirla sarebbe bastato cercare il nome della catena di supermercati in internet: non esiste”.
Una minaccia per la democrazia
Il pericolo sta proprio nella pigrizia mentale di chi legge e nella comodità dei luoghi comuni e degli stereotipi in cui si cercano conferme dei propri pregiudizi. E si trovano, perché le bufale fanno leva proprio sulle emozioni forti, viscerali. Ma questo atteggiamento è dannoso, alimenta gli estremismi e rappresenta una minaccia per la democrazia. Ne è convinto anche Chino Sonzogni, responsabile dell’associazione La gioventù dibatte, che organizza dibattiti fra studenti nelle scuole e collabora anche con la CORSI. In un contributo pubblicato sul sito della CORSI (vedi sotto), Sonzogni ricorda che “l’informazione basata su fatti e dati attendibili è la premessa indispensabile per un confronto pubblico di qualità su qualsiasi tema sociale e politico. Alla democrazia nuocciono le informazioni superficiali di chi confonde la verosimiglianza con la verità e soprattutto di chi scientemente diffonde fake news. L’informazione è un tema fondamentale per la democrazia, oggi minacciata su molteplici fronti”.