Il tema delle fake news è più che mai attuale. La CORSI ha lanciato un concorso e ha promosso un sondaggio su questo tema. Se n’è occupato anche il servizio «Professione bufalaro» di Nicola Agostinetti e di Gioele Di Stefano, nella trasmissione della RSI «Patti chiari» il 16 ottobre.
«Patti Chiari» ha spiegato con chiarezza come viene costruita una bufala, come diventa virale, cosa succede quando la condividiamo senza verifica e quando ne siamo vittime.
Il tutto rientra pienamente nel mandato fondamentale del moderno servizio pubblico radiotelevisivo: informare e illustrare con degli esempi i pericoli presenti in internet, avvertendo di non credere a tutto quanto appare sui social, di controllare l’attendibilità della notizia, di verificarne la fonte prima di condividerla.
Il servizio di «Patti chiari» ha mostrato un superficiale e scorretto giornalismo, che non controlla le fonti, e ha pure evidenziato un agire politico fondato sul pregiudizio di conferma, per il quale si tende a credere, senza verifica alcuna, alle proprie convinzioni acquisite.
Gli stratagemmi di Schopenhauer
Tra i pesci finiti nella rete della bufala - costruita con la consulenza del debunker Paolo Attivissimo - un politico e direttore di un settimanale.
Invece di scusarsi per la condivisione della bufala sui social e per la diffusione sul suo domenicale, nella “replica” svia il discorso, portandolo su altre questioni, cioè applicando lo stratagemma 18 (mutatio controversiae) del celebre “trattatello” di Schopenhauer «L’arte di ottenere ragione» in cui l’autore definisce e classifica “artifici disonesti e ricorrenti nelle dispute”.
Il politico-giornalista utilizza soprattutto il celebre stratagemma 38, l’insulto, “l’argomento” prediletto di chi è spalle al muro nel confronto dialettico. Leggiamo l’attualissimo Schopenhauer: “Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi e grossolani, cioè si passi dall’oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la persona”.
Nel caso specifico più persone, l’intera redazione di «Patti Chiari», anzi di più ancora un’intera azienda. La redazione rea di aver assolto il proprio compito – informare – e l’azienda per un servizio televisivo che smaschera le disinformazioni e le manipolazioni dei cittadini.
L’informazione di qualità costa
La trasmissione del 16 ottobre conferma la necessità di avere un’informazione al servizio del pubblico, libera e a volte scomoda, un quarto potere che non dipenda da padroni e ideologie.
Sovente si obietta che costa. Il giornalismo serio, in particolare quello d’inchiesta, richiede risorse, conoscenze, competenze e investimento di tempo. Il lavoro svolto da queste persone deve essere adeguatamente riconosciuto, ha un grande valore per la stessa democrazia e quindi va giustamente retribuito.
Per ragioni, persino troppo ovvie, dobbiamo diffidare di chi offre informazioni gratuite, perché non può garantire la stessa indipendenza e la stessa qualità.
Educazione dei giovani ai media
Durante la trasmissione, a parecchie riprese, dallo studio e dagli esperti si è invitata la scuola a fare qualcosa sul fronte della fruizione e soprattutto dell’utilizzo dei media, in particolare dei social media.
Da anni «La gioventù dibatte» lavora anche su questo fronte, un autentico nervo scoperto dell’educazione dei giovani alla cittadinanza e alla vita democratica. L’informazione basata su fatti e dati attendibili è la premessa indispensabile per un confronto pubblico di qualità su qualsiasi tema sociale e politico. Alla democrazia nuocciono le informazioni superificiali di chi confonde la verosimiglianza con la verità e soprattutto di chi scientemente diffonde fake news. L’informazione è un tema fondamentale per la democrazia, oggi minacciata su molteplici fronti.
«La gioventù dibatte», promuovendo un confronto rispettoso delle persone, dei valori democratici e dell’argomentazione razionale, fondata su fatti e dati incontrovertibili, è uno dei possibii strumenti per attivare e sviluppare lo spirito critico del giovane, affinché diventi un cittadino consapevole dei propri diritti/doveri, responsabile e attivo nella comunità in cui vive.
Non solo la scuola, pure la RSI può e deve intensificare questo compito educativo-strategico di fondamentale importanza per la democrazia.
di Chino Sonzogni, responsabile La gioventù dibatte per la Svizzera italiana