Una passione scoperta “tardi”, quella per lo sport, ha portato Antonio D’Autilia a commentare con passione per la RSI partite, discese e gare per oltre dieci anni. Da quel primo Mondiale in Brasile, di cui ci ha raccontato qualche aneddoto, fino agli Europei di calcio under 21, che si svolgono dal 21 giugno in Romania.
Di che cosa ti occupi alla RSI?
“Lavoro alla RSI da più di 10 anni come giornalista e telecronista. A volte ho presentato trasmissioni, in alcuni casi realizzo interviste, servizi di colore, approfondimenti. Come gli altri giornalisti della redazione sport RSI, devo essere un po’ multidisciplinare. Ognuno ha i suoi dossier ma tendenzialmente dobbiamo essere pronti a occuparci un po’ di tutto. Siamo una redazione più piccola rispetto alle consorelle della RTS e SRF e questo ci permette di variare maggiormente i nostri ruoli. Un aspetto che trovo molto interessante. Io mi occupo principalmente di calcio e pallavolo durante l’estate, mentre in inverno di sci nordico, ora soprattutto sci di fondo ma per anni ho seguito il salto. Da qualche tempo seguiamo anche (con grande piacere mio, ma spero anche degli ascoltatori) i mondiali di biathlon, disciplina a cui vorremmo dedicare sempre maggiore spazio anche perché gli atleti svizzeri stanno crescendo”.
Che cosa segui con maggiore passione?
“Sono un appassionato di calcio, ma mi interesso anche di diversi altri sport. Fin da piccolo seguivo i Giochi olimpici, guardavo le partite di basket, quelle di pallavolo, gli eventi di atletica. A livello professionale, amo seguire i grandi eventi internazionali, perché sono quelli che danno maggiori emozioni”.
Qual è il tuo percorso professionale?
“La passione per lo sport l’ho scoperta relativamente tardi, verso gli 8-9 anni perché nella mia famiglia ero l’unico a seguirlo. Ho studiato comunicazione all’USI. Durante gli studi ho svolto uno stage alla RSI, nella redazione sportiva, poi sono rimasto come collaboratore esterno e infine giornalista”.
Tra pochi giorni sarai in Romania per i campionati europei under 21, come seguirà questo evento la RSI?
“Sicuramente seguiremo le partite della Svizzera, speriamo non solo nella fase a gironi! Ci concentreremo sulla nostra Nazionale, ma a prescindere dal risultato, seguiremo anche la finale. Saremo io e il co-commentatore Tito Tarchini: faremo le dirette, le interviste e i contributi per il web e la radio.
Che chance ha la Svizzera?
La Svizzera è in un gruppo davvero difficile, insieme a Francia, Italia e Norvegia. Però, mai dire mai… Di sicuro abbiamo una squadra forte, che può giocare bene. Vedremo. Questa volta tutte le squadre hanno deciso di alzare il livello, prendendo i “campioncini” che già sono inseriti nella nazionale maggiore, perché c’è in gioco anche la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024”.
Per quanto riguarda il tuo lavoro, che differenza c’è nel seguire l’Under 21 rispetto ai campionati della nazionale maggiore?
“In fondo non esiste una grande differenza: i giocatori under 21 sono già professionisti e spesso giocano nei massimi campionati dei loro paesi. Quindi le dinamiche sono le stesse. Però, per quanto riguarda la Svizzera, l’ambiente, sia tra i giocatori che nello staff, è più informale, più rilassato”.
Come inviato riesci a vivere un po’ l’atmosfera dei paesi in cui ti rechi?
“In realtà non molto, perché sono concentrato sulle partite, i tempi sono stretti e non lasciano tanti spazi liberi. Come cronista sportivo che lavora principalmente nello stadio non vivo molto l’ambiente esterno. Di solito se ne occupano altri inviati, che realizzano i servizi di colore e d’ambiente. Però ogni tanto riesco a ritagliarmi qualche momento, per esempio in Qatar, dopo oltre una settimana della fase a gironi, in cui ho commentato una partita al giorno, ho voluto vedere almeno un po’ Doha. Quindi con un collega della RTS e uno della SRF in 4 ore abbiamo girato la città. Era l’unico modo per poter vedere qualcosa!”
Un ricordo particolare legato alla tua esperienza di inviato?
“Vivo tutte le esperienze con entusiasmo, ma ricordo in particolare il mio primo mondiale, Brasile 2014. Ci si spostava in aereo da una località all’altra, addirittura una volta abbiamo preso un aereo che era come un bus: faceva diverse fermate. Un aneddoto divertente è legato sempre ai viaggi in aereo in Brasile: una volta mi hanno fermato al metal detector perché c’era qualcosa che faceva suonare l’allarme e non volevano lasciarmi passare. Avevamo pochissimo tempo per prendere la coincidenza. Alla fine, frugando in tutta la mia valigia, è saltata fuori una piccola forbicina per le unghie che non mi ricordavo neanche di avere. Per fortuna poi il personale dell’aeroporto aveva organizzato un’auto che ci ha presi e portati direttamente sotto l’aereo sulla pista. Abbiamo rischiato davvero di non arrivare in tempo per la cronaca della partita che dovevo seguire! Essendo la prima esperienza ho vissuto tutto con grande agitazione”.
La partita che ti ha dato più emozioni?
“Mi ritengo davvero fortunato per aver potuto commentare l’ottavo di finale dei Mondiali in Russia nel 2018: Francia-Argentina, forse la partita più bella del Mondiale, finita 4 a 3. È stata una partita bellissima, per la qualità in campo, per l’atmosfera, per tutto”.
Nella foto: Antonio D'Autilia (a sinistra), con il collega Silvio Reclari ai Mondiali del Qatar nel 2022.
Giorgia Reclari Giampà